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66 Festival di Cannes - Giorno 12 - La vénus à la fourrure di Roman Polanski

26/05/2013 | News
66 Festival di Cannes - Giorno 12 - La vénus à la fourrure di Roman Polanski

L'anno scorso a Cannes, l'agente dello stesso Polanski gli consigliò di leggere La vénus à la fourrure di  Leopold von Sacher-Masoch e quest'anno il regista la presenta al Festival.
Vanda (Emmanuelle Seignier) è un'attricetta capricciosa e volgare, che stravolge completamente la vita di Thomas (Mathieu Amalric), un disperato regista teatrale. Vanda si presenta dopo numerose audizioni fallimentari, la donna rappresenta tutto ciò che Thomas odia, ma quella giusta per il ruolo. I due pian piano si ritrovano legati l'uno all'altro in un gioco di fascino, manipolazione, dominazione e sottomissione.
Dopo il film “Carnage” presentato nel 2011 al Festival del Cinema di Venezia, Polanski si riavvicina al teatro, imbastendo un altro film tratto da una piéce.
Il film è interamente girato in una sola location e cercando di non annoiare lo spettatore. Nell'opera di Sacher-Masoch il luogo prescelto era un camerino, mentre nel film la location è il palcoscenico (che permette maggior movimento).

CONFERENZA STAMPA La vénus à la fourrure (Venus in Fur)
Durante la conferenza stampa, il regista ha spiccato per alcune sue constatazioni del tipo  “La pillola ha “mascolinizzato” le donne e “l'uguaglianza fra i sessi "ha scacciato tutto il romanticismo dalle nostre vite”. Ha poi definito “Venus in fur” una "satira del sessismo".
Molti poi hanno affermato che il film sia una sorta di autobiografia del regista, egli ha confessato di non averlo fatto volontariamente, ma di essersene accorto solo in un secondo momento.
Sulla sua scelta di girare  un film in francese ha detto di averlo fatto perché non gli era mai, prima d'ora capitata l'occasione, poi anche per poter dare la possibilità alla moglie Emmanuelle Seignier di recitare con più naturalezza.
Per quanto riguarda la sceneggiatura stessa, l'autore, David Ives, ad una domanda che chiedeva se egli stesso la considerasse misogina, ha risposto di no.
Ad Amalric ciò che è piaciuto del film è quella capacità lenta e instabile che passa da un personaggio all'altro, che fa sembrare ci siano quattro persone anziché due.
Per ciò che riguarda la musica, il famoso compositore Alexandre Desplat ha parlato più in generale del rapporto che ha con Polanski affermando che è molto facile lavorare con lui anche se è molto esigente.
Il direttore della fotografia Pawel Edelman ha confessato che lui e il regista hanno avuto poco tempo per lavorare assieme, hanno visto molti film e parte del progetto è stato improvvisato, hanno inoltre dichiarato entrambi di aver usato per la prima volta delle macchina da presa digitali.

ACCOGLIENZA DELLA CRITICA La vénus à la fourrure (Venus in Fur)
Accolto con molti applausi,  La vénus à la fourrure di Polanski, ha riscosso quindi il meritato successo. Stanze di cinema.it lo definisce un film perfetto per la chiusura del Festival “[...] E’ un altro ritratto crudele, dopo quello di “Carnage”, un altro magnifico meccanismo attoriale e narrativo, capace di modificarsi strada facendo sotto gli occhi dello spettatore […] Venus in fur non aggiunge molto alla poetica del suo autore, ma il film è leggero e riuscito, Polanski affida un copione dal ritmo impeccabile a due interpreti sopraffini, coinvolgendoli in un tour de force di provocazioni.”
Coming Soon lo definisce “un gioco di specchi”, il teatro che si specchia nel cinema, viene inoltre identificato come uno dei film che riesce a dare un quadro chiaro di ciò che è il regista stesso. Nonostante questo ed anche la buona interpretazione di Mathieu Amalric il commento finale non è del tutto positivo “Nonostante l’interpretazione davvero ottima di un Mathieu Amalric mai troppo sopra e mai troppo sotto le righe, e nonostante la Segnier abbia comunque il giusto fisique du role per la parte, quello di Polanski è un film che soffre per la compressione di un cinema che emerge solo in paio di scene, diversamente dalla pervasività che animava gli spazi ancor più angusti di Carnage.”
Variety si complimenta con il regista e con la protagonista Seignier per la brillante interpretazione, Polanski fa un uso diverso della macchina da presa e contrariamente al solito, predilige campi medi ai primi piani, facendo risultare così meno claustrofobico il campo visivo.
Paul Bradshaw del The Guardian inglese, ammira l'abilità di Polanski nel riprendere la lotta fisica e psicologica fra i due protagonisti, rendendo anche la sensualità e sessualità della Seignier, eleganti e divertenti.

Alice Bianco

 


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